Hermann Hesse

di | 31 Dicembre 2020

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«Non basta disprezzare la guerra, la tecnica, la febbre del denaro, il nazionalismo. Bisogna sostituire agli idoli del nostro tempo un credo. È quel che ho sempre fatto: nel Lupo della steppa sono Mozart, gli immortali e il teatro magico; nel Demian e in Siddhartha gli stessi valori, solo con nomi diversi.»

(Hermann Hesse, dal libro di poesie Crisi: pagine da un diario)

Hermann Hesse (Calw, 2 luglio 1877 – Montagnola, 9 agosto 1962) è stato uno scrittore, poeta, aforista, filosofo e pittore tedesco naturalizzato svizzero, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1946.Firma di Hermann Hesse

La sua produzione, in versi e in prosa, è vastissima e conta quindici raccolte di poesie e trentadue tra romanzi e raccolte di racconti. I suoi romanzi più famosi sono Peter Camenzind (1904), Gertrud (1910), Demian (1919), Siddhartha (1922), Il lupo della steppa (1927), Narciso e Boccadoro (1930) e Il giuoco delle perle di vetro (1943). I suoi lavori rispecchiano il suo interesse per l’esistenzialismo (in particolare Schopenhauer, Nietzsche e Heidegger), lo spiritualismo, il misticismo, non meno della filosofia orientale, specialmente indù e buddhista.

Negli anni ’60, ispirandosi alla sua critica al consumismo e al capitalismo americano, fu proprio negli Stati Uniti che Hesse divenne un autore di grido, dopo la sua morte, tra i giovani pacifisti e hippie, che rifiutavano la guerra del Vietnam e la materialità della società occidentale, ma anche il comunismo sovietico. Assieme a Thomas Mann e Stefan Zweig, Hesse è lo scrittore di lingua tedesca del XX secolo più letto nel mondo, tradotto in più di 60 lingue e con circa 150 milioni di copie vendute in tutto il mondo.

BIOGRAFIA

Hermann Hesse nacque il 2 luglio del 1877 a Calw, un paese della Svevia, nel Baden-Württemberg, Germania. Suo nonno era un famoso missionario, Hermann Gundert, inviato assieme alla moglie in India dall’organizzazione missionaria protestante Basel Mission. Analogamente suo padre, Johannes, era stato un missionario pietista in India e quando tornò in Germania continuò a lavorare nel ministero. Sua madre, Marie, era l’assistente di suo padre. Gestiva la “Calwer Verlagsverein”, una delle più importanti case editrici pietiste d’Europa. Entrambi i suoi genitori erano molto religiosi e si dedicavano completamente alle loro credenze, anche se non erano propriamente settari.

GLI ANNI GIOVANILI: Hermann trascorse l’infanzia fra Basilea, dove la sua famiglia si era trasferita nel 1880, e Calw. Per Hesse il clima familiare pietista si rivelò troppo rigido e oppressivo. Nel 1890 fu mandato dai genitori in una scuola privata a Göppingen, un altro paese della Svevia, dove potesse essere preparato agli esami di ammissione di una delle scuole protestanti più illustri della regione.

Ammesso quindi agli studi teologici nel seminario evangelico di Maulbronn, cominciò a soffrire di mal di testa e insonnia, finché lo abbandonò dopo una fuga e un tentativo di suicidio nel 1892 (fallito perché la pistola si inceppò), rinnegando idealmente la religione in cui era cresciuto. Fu allora condotto in una clinica per ragazzi affetti da disagi mentali, in cui trascorse mesi disperati. Per più di un anno, Hesse passò da una scuola all’altra e da una casa di cura all’altra finché i genitori non lo riportarono a Calw nel 1893.

Nei due anni successivi il suo umore sembrò migliorare. Aiutava suo padre nella Calw Publishing House, lavorava in giardino e faceva un breve apprendistato in una libreria e in un’azienda ad ore. In questo periodo Hesse, che era un lettore incallito, compose alcuni poemi e racconti, deciso a intraprendere la carriera di scrittore. Suo padre tuttavia non gli permise di lasciare la casa per inseguire le sue ambizioni. Solo nell’ottobre del 1895 gli fu concesso di cominciare un apprendistato come libraio presso la libreria Heckenbauer a Tubinga, una città universitaria famosa per la sua tradizione culturale.

A TUBINGA E BASILEA: A Tubinga, libero dalle costrizioni familiari e dalla pressione scolastica, Hesse cominciò a seguire la sua strada di scrittore. Conobbe famosi giovani scrittori e cominciò a leggere la letteratura medievale, i romanzi tedeschi e le opere orientali. Fu durante questo periodo che pubblicò le sue prime opere come: Canti Romantici e Un’ora dopo mezzanotte. Al pietismo dei suoi genitori in lui si sostituì intanto una nuova forma di religiosità tendente all’ascetismo, a cui si dedicò per qualche tempo.

Il suo credo era quello di Novalis: «Diventare un essere umano è un’arte». Per Hesse, è stato scritto, «l’arte, il compimento della soddisfazione interiore, significava connettersi con un senso profondo ed essenziale associato al termine “casa”. Questa casa però non era la casa dei suoi genitori. Era piuttosto un ritorno a qualcosa di intangibile, legato a un’intuizione, ma unico per ogni individuo. Era un ritorno e un’andata alla stesso tempo e poteva essere raggiunta solo attraverso l’arte, ovvero attraverso la faticosa formazione di sé stessi».

Nel 1899 Hesse si trasferì a Basilea dove diventò assistente presso la libreria Reich, fino al 1903. Durante questo periodo continuò la sua attività letteraria, facendo anche molte conoscenze, sebbene fosse visto dagli altri più come un solitario e un emarginato. Nel dicembre del 1900 pubblicò Gli scritti postumi e I poemi di Hermann Lauscher, che mostravano una chiara influenza da parte di E. T. A. Hoffmann e di altri scrittori romantici. Continuò a scrivere poemi e recensioni per libri, e i suoi viaggi in Italia agli inizi del nuovo secolo lo portarono a pubblicare una raccolta di poesie, saggi, ricordi, intitolata Italia. Ebbe modo di frequentare inoltre i luoghi francescani, dove trasse l’ispirazione per un saggio biografico intitolato Franz von Assisi. L’affermazione giunse tuttavia con l’uscita del romanzo Peter Camenzind (1904), che risente anch’esso della spiritualità francescana, nel quale il protagonista rifiuta il mondo cosmopolita per dedicarsi anima e corpo all’arte.

A GAIENHOFEN: Nel 1904 sposò Maria Bernoulli (1869-1963), una fotografa professionista discendente dei celebri scienziati, con la quale andò a vivere nel villaggio di Gaienhofen, nei pressi del lago di Costanza sul confine svizzero-tedesco. Qui entrambi speravano di trovarsi più a contatto con la natura, per dedicarsi alla scrittura, alla pittura, alla musica e alla fotografia. Nel tempo trascorso a Gaienhofen tuttavia, tra i due si verificarono notevoli difficoltà di relazione. A Gaienhofen nacquero anche i tre figli, Bruno (1905), Heiner (1909) e Martin (1911).

Del 1906 è il romanzo Sotto la ruota, pieno di elementi autobiografici, nel quale Hesse rievoca il periodo tragico dei suoi studi a Maulbronn, e da lui considerato una sorta di resa dei conti verso l’educazione e il clima pedagogico da lui sofferti durante gli anni dell’adolescenza. Altre pubblicazioni furono Questa parte (1907), Vicini di casa (1908), Gertrude (1910), il volume di poemi Sotto terra (1911). Divenne l’editore di un’importante rivista di cultura e politica, März, fondata nel 1908, e scrisse numerose recensioni per vari giornali e riviste tedeschi.

Vinse diversi premi letterari e divenne amico di famosi scrittori, musicisti e artisti, ma il suo matrimonio con Maria non era molto felice: lei era più grande di lui di otto anni ed era troppo autosufficiente e indipendente da lui. Per cercare di alleviare la sua solitudine, Hesse si dedicò al vegetarianismo, alla pittura, alla teosofia e alle religioni indiane. Frequentò per breve tempo il centro igienista, naturista e vegetariano del Monte Verità, sul Lago Maggiore. A questa esperienza è ispirato il racconto La fine del dottor Knolge.

GLI ANNI IN ORIENTE: Nel 1911 si recò in viaggio a Ceylon, a Sumatra e in Malaysia, alla ricerca di una pace interiore. Tuttavia, non riuscì mai a raggiungere l’India (meta principale del viaggio), che costeggiò solamente, per via della dissenteria e della mancanza di denaro. Tornò a Gaienhofen ancora malato ed esausto. Cercando di cambiare questa situazione, nel 1912 lui e Maria decisero di trasferirsi a Berna. Sfortunatamente anche questo nuovo cambiamento non giovò alla salute di Hesse. Suo figlio Martin intanto si ammalò e nel 1914 fu portato in una casa di cura. La morte di suo padre Johannes, nel 1916, gli causò un forte senso di colpa. Cominciò a distaccarsi da Maria, la quale stava accusando problemi mentali.

Nel 1913 aveva pubblicato il suo diario Fuori dall’India sul viaggio da lui intrapreso nel lontano Est, seguito dalla novella Rosshalde. Nel 1914 pubblicò anche un saggio provocatorio, O Amico, non questi toni, un opuscolo nel quale prendeva posizione contro la guerra imminente.

LA PRIMA GUERRA MONDIALE: La prima guerra mondiale coincise con una profonda crisi personale e artistica, ma allo stesso tempo gli permise di operare una svolta decisiva nella sua poetica, svolta che lo portò a scrivere Demian e, nel 1920, L’ultima estate di Klingsor. Allo scoppio della guerra si presentò come volontario al fronte, ma fu riformato; pur restando sempre combattuto se dare il suo apporto come tedesco alla causa bellica, non condivideva lo spirito nazionalista dei suoi compatrioti, ma volle comunque prendere le distanze dai pacifisti allora riuniti in Svizzera. I suoi pensieri circa la guerra si ritroveranno in molte sue opere.

Per due anni si prese cura di prigionieri di guerra tedeschi a Berna. Nel 1917 per un esaurimento nervoso andò a Sonnmatt, in una casa di cura privata vicino Lucerna, dove venne sottoposto a una terapia di elettroshock. Nella primavera del 1919 si separò definitivamente da sua moglie. Al termine del primo conflitto mondiale, durante il quale le posizioni pacifiste di Hesse erano state osteggiate dalla maggioranza dei suoi connazionali, egli sarà indotto per l’aggravarsi del suo stato di disagio interiore a ricorrere al trattamento psicoanalitico presso un allievo di Carl Gustav Jung, poi con lo stesso Jung.

Nel 1919 venne pubblicato il romanzo di formazione Demian, storia di un adolescente timido aiutato nella sua crescita da un amico, che riscosse un grande successo di pubblico. E anonimo, il saggio Il ritorno di Zarathustra, «messaggio di un tedesco alla gioventù tedesca». Nello stesso anno si trasferì a Montagnola, nei pressi di Lugano, in Svizzera, dove si dedicò anche alla pittura, sua seconda passione e dove ambientò L’ultima estate di Klingsor. Qui sembrò uscire dalla depressione.

A MONTAGNOLA: Fu dopo il suo ritiro a Montagnola che Hesse cominciò a sentire di essere abbastanza distaccato da potersi interessare ai problemi politici e sociali. Non fu mai incline all’allineare se stesso con una particolare ideologia; era ancora un cercatore: un artista alla ricerca di se stesso.

Hesse si era definitivamente distaccato dalla sua educazione borghese, perché era stato fortemente influenzato da Nietzsche, da Schopenhauer, dai romantici tedeschi e dalle religioni orientali. Cercò in questo periodo di combinare questi fili di pensiero nella sua filosofia esistenzialista, che si occupavano di trovare la strada per casa e di scoprire il divino nella natura essenziale di ogni individuo.

Nel 1922 vide la luce una delle sue opere più importanti e intense: Siddhartha, frutto del suo viaggio in India e del suo interessamento alla cultura orientale, che lo portò ad avvicinarsi alla spiritualità buddhista e induista.

GLI ANNI ’20: Gli anni ’20 furono ancora tumultuosi per Hesse. Nel 1923 ricevette la cittadinanza svizzera, grazie anche alla critica negativa verso di lui da parte della stampa tedesca. Nello stesso anno ottenne il divorzio da Maria.

Le seconde nozze furono la conseguenza di un’infatuazione per la cantante Ruth Wenger, più giovane di vent’anni: i due rimasero separati per la maggior parte del matrimonio, comunque di breve durata. La crisi emotiva che travolse Hesse fu riflessa nel romanzo Il lupo della steppa del 1927. Come il protagonista, Hesse dopo essere stato colpito da una crisi psicologica, accompagnata da un oppressivo pensiero di morte, prese una decisione cosciente di superare la sua depressione e la sua natura introversa cominciando a frequentare le taverne, le sale da ballo e i luoghi più famosi di Zurigo e Berna, dove non aveva finora mai trascorso molto tempo. In questo periodo incontrò Ninon Dolbin Ausländer, una storica dell’arte, che cominciò a vivere con lui dal 1928. Ninon influenzò molto Hesse con il suo temperamento.

Nel 1930 scrisse Narciso e Boccadoro, storia di un’amicizia ambientata nel Medioevo cristiano, alla cui religiosità Hesse rimase sempre particolarmente sensibile. Del 1932 è Il viaggio verso l’Est. Cominciò allora il suo ultimo capolavoro, Il giuoco delle perle di vetro, che lo impegnò per dieci anni. Sebbene Hesse avesse sempre amato viaggiare, leggere e visitare città svizzere come Berna e Basilea, sentì gran piacere nella sua grande casa a Montagnola.

LA VITA RITIRATA E IL PREMIO NOBEL: Con Ninon Dolbin Ausländer avvenne il suo terzo e ultimo matrimonio nel 1931 (la moglie venne citata nel volume Il pellegrinaggio in Oriente), la quale gli resterà accanto sino alla morte. Durante i successivi dodici anni abbandonò raramente la sua vita ritirata, dove seguì con Ninon una sorta di routine quotidiana. La mattina e il pomeriggio si dedicavano alla pittura, al giardinaggio e alla corrispondenza, mentre la sera lui leggeva e scriveva.

Durante gli anni Hesse era diventato un rispettato pittore di acquarelli e aveva anche dipinto alcuni dei suoi libri. Continuò a sviluppare il suo talento come pittore tra gli anni ’30 e ’40.

Sotto il regime nazista, i suoi scritti trovarono atipici estimatori: il ministro tedesco per la propaganda Joseph Goebbels inizialmente difese le sue opere. Tuttavia, nel momento in cui avanzò la richiesta di non censurare le parti del libro Narciso e Boccadoro in cui si trattava di pogrom, Hesse si ritrovò nelle liste di proscrizione naziste. Durante la seconda guerra mondiale ospitò nella sua casa di Montagnola intellettuali costretti all’emigrazione.

Egli era fermamente convinto che l’artista non potesse in alcun modo cambiare la società, e che la politica potesse rovinare la prospettiva dell’artista, forse addirittura distruggendolo. Il ruolo dell’artista era quindi quello di rimanere devoto alla propria arte e di non essere influenzato dalle ideologie né di destra né di sinistra. Nelle sue lettere private e nelle recensioni che scrisse per vari giornali svizzeri e svedesi traspare comunque la sua posizione contraria al nazismo. La sua opposizione al nazionalismo e al militarismo emerge inoltre in molte opere, in maniera analoga a quella del suo amico Thomas Mann.

Nel 1958 scriverà, a proposito della persecuzione degli ebrei:

«L’uomo primitivo odia ciò di cui ha paura, e in alcuni strati della sua anima anche l’uomo colto è primitivo. Anche l’odio dei popoli e delle razze contro altri popoli e razze non si basa sulla superiorità e sulla forza, ma sull’insicurezza e sulla paura. L’odio contro gli ebrei è un complesso di inferiorità mascherato: rispetto al popolo molto vecchio e saggio degli ebrei certi strati meno saggi di un’altra razza sentono un’invidia che nasce dalla concorrenza e un’inferiorità umiliante. Più fortemente e più violentemente questa brutta sensazione si manifesta nella veste della superiorità, più è certo che dietro si nascondono paura e debolezza.»

Questi punti di vista e molte altre riflessioni sull’arte e sull’educazione erano incorporati ne Il giuoco delle perle di vetro, che fu pubblicato prima a Zurigo nel 1943 e in seguito in Germania nel 1946. Doveva essere il suo ultimo romanzo, che contribuì notevolmente a fargli conferire nel 1946 il premio Nobel per la letteratura.

In questo periodo strinse amicizia con il suo vecchio psicoanalista, Carl Gustav Jung, e con il cileno Miguel Serrano (da cui lo divideva la concezione politica di quest’ultimo, vicina al misticismo nazista). Serrano raccontò questo rapporto nel volume Il cerchio ermetico.

IL DOPOGUERRA: Dopo la seconda guerra mondiale, la produttività artistica di Hesse diminuì di spessore stilistico e tematico. Preferiva trascorrere il suo tempo rispondendo alle richieste provenienti dal mondo esterno mentre cercava di condurre una vita privata “normale”. Dopo il 1945 Hesse divenne improvvisamente famoso e fu scovato dai critici, dai media e dalla società letteraria, senza menzionare i numerosi amici che ora potevano liberamente viaggiare per tutta l’Europa.

In un primo momento sembrava che le sue opere potessero essere bandite dalle forze occupanti americane, semplicemente perché non erano state bandite dai nazisti. Questa censura non sopravvenne mai e Hesse scrisse numerosi saggi politici sulla necessità di una rigenerazione morale in Germania e di un superamento della mentalità militaristica. Quattro dei suoi saggi più importanti dell’immediato dopoguerra furono pubblicati in seguito nella raccolta Guerra e Pace del 1949.

Nel 1946 ricevette il premio Goethe, seguito dal premio Nobel con la motivazione: “Per la sua scrittura ispirata che nel crescere in audacia e penetrazione esemplifica gli ideali umanitari classici, e per l’alta qualità dello stile” nonostante questi premi, sempre nel 1946, l’acuirsi della sua depressione lo costrinse a un nuovo ritiro in una casa di cura. Solo nel marzo del 1947 si sentì abbastanza in salute da ritornare a Montagnola, dove trascorse i suoi ultimi quindici anni di vita, seguiti dalla sua ricerca artistica e dalla cura per la sua fragile salute.

Sebbene molti scrittori, politici e amici lo invitassero ad avere un ruolo attivo in politica nel nome della pace, Hesse continuò a rifiutare di impegnarsi in alcuna parte politica, in alcuno dei paesi e in alcuna delle ideologie. Nelle recensioni, nei saggi e nelle lettere egli scrisse a proposito del pericolo rappresentato, da un lato, dal capitalismo americano in Europa, che lui definiva l’americanizzazione dell’Europa, e dall’altro del totalitarismo dell’Unione Sovietica. La sua mancanza di coinvolgimento non era dettata però da disinteresse; piuttosto, Hesse rifiutò di compromettere la sua integrità o di supportare le cause che potevano essere manipolate o strumentalizzate a fini politici. Come aveva rifiutato il fascismo, così fece con le nuove ideologie dominanti; espresse alcune critiche alla politica americana del maccartismo, la persecuzione dei comunisti statunitensi (tra cui venivano annoverati spesso i pacifisti, anche se non comunisti, come accadde ad Albert Einstein): “In America, oggi le persone che si battono per la pace e per la ragione sono banditi come da voi”, scrisse in una lettera del 1955.

GLI ULTIMI ANNI: Come si ampliò la guerra fredda negli anni ’50, Hesse si ritirò dalla scena pubblica e tenne per sé le proprie opinioni, tranne per una risoluzione politica scritta nel 1956 per deplorare l’invasione sovietica dell’Ungheria; dagli scritti privati e varie lettere sappiamo che non disdegnava un socialismo democratico, in quanto coincidente con le sue idee anticapitaliste e anti-totalitarie, e che aspirava all’unificazione dell’Europa:

«L’Europa che intendo, non sarà uno scrigno di ricordi, ma un’idea, un simbolo, un centro di forza spirituale, come per me le idee di Cina, India, Buddha, Confucio, non sono bei ricordi, ma la cosa più reale, concentrata, sostanziale che esista. (…) Se l’Europa fosse veramente perduta e diventasse solo un ricordo, sarebbe finito anche l’umanesimo. In fondo non posso crederci. (…) Sto scoprendo per la prima volta dopo decenni dei sentimenti di nazionalismo nel mio petto, naturalmente non tedesco, ma europeo.»

Nel 1954 ricevette l’onorificenza Pour le Mérite für Wissenschaften und Künste. Fatta eccezione per la scrittura di brevi racconti, trascorse le sue giornate dipingendo, scrivendo lettere e combattendo contro varie malattie (artrosi, oftalmopatia). Soffriva continuamente di periodici attacchi di depressione e di spossatezza fisica, mentre la sua vista cominciò a indebolirsi nel 1950; nel 1955 le cattive condizioni cardiache gli impedirono di lasciare Montagnola. Fu proprio in questo periodo che i dottori scoprirono che era malato di leucemia, i cui sintomi si intensificarono verso la fine del 1961. A causa della sua ipocondria, dell’età avanzata e dell’incurabilità della patologia a quel tempo, secondo alcuni biografi i medici non gli comunicarono direttamente questa diagnosi. Grazie alle trasfusioni di sangue e a frequenti iniezioni poté tuttavia vivere ancora fino all’8 agosto del 1962, quando un’emorragia cerebrale pose fine alla sua esistenza.

Hesse è sepolto nel cimitero di Sant’Abbondio, a Gentilino. A Montagnola è presente un museo a lui dedicato, ubicato in una villa adiacente alla sua abitazione.

Vi è poi un sentiero didattico a lui intitolato, che collega Montagnola con Agra. Oggi i tre centri abitati legati a Hesse (Montagnola, Agra e Gentilino) si trovano nell’unico comune di Collina d’Oro.

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