Marco Tullio Cicerone

di | 1 Gennaio 2021

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Marco Tullio Cicerone (in latino: Marcus Tullius Cicero, pronuncia ecclesiastica: /ˈmarkus ˈtulljus ˈʧiʧero/, pronuncia restituta o classica: /ˈmaːr.kʊs ˈtʊl.lɪ.ʊs ˈkɪ.kɛ.roː/; in greco antico: Κικέρων, Kikérōn; Arpino, 3 gennaio 106 a.C. – Formia, 7 dicembre 43 a.C.) è stato un avvocato, politico, scrittore, oratore e filosofo romano.

Esponente di un’agiata famiglia dell’ordine equestre, fu una delle figure più rilevanti di tutta l’antichità romana. La sua vastissima produzione letteraria, che va dalle orazioni politiche agli scritti di filosofia e retorica, oltre a offrire un prezioso ritratto della società romana negli ultimi travagliati anni della repubblica, rimase come esempio per tutti gli autori del I secolo a.C., tanto da poter essere considerata il modello della letteratura latina classica.

Grande ammiratore della cultura greca, attraverso la sua opera i Romani poterono anche acquisire una migliore conoscenza della filosofia. Tra i suoi maggiori contributi alla cultura latina ci fu senza dubbio la creazione di un lessico filosofico latino: Cicerone si impegnò, infatti, a trovare il corrispondente vocabolo in latino per tutti i termini specifici del linguaggio filosofico greco. Tra le opere fondamentali per la comprensione del mondo latino si collocano invece le Lettere (Epistulae, in particolar modo quelle all’amico Tito Pomponio Attico), che offrono numerosissime riflessioni su ogni avvenimento, permettendo di comprendere quali fossero le reali linee politiche dell’aristocrazia romana.

Cicerone occupò per molti anni anche un ruolo di primaria importanza nel mondo della politica romana: dopo aver salvato la repubblica dal tentativo eversivo di Lucio Sergio Catilina ed aver così ottenuto l’appellativo di pater patriae (padre della patria), ricoprì un ruolo di primissima importanza all’interno della fazione degli Optimates. Fu infatti Cicerone che, negli anni delle guerre civili, difese strenuamente fino alla morte una repubblica giunta ormai all’ultimo respiro e destinata a trasformarsi nel principatus augusteo.

BIOGRAFIA

GIOVINEZZA-infanzia e studi: Marco Tullio Cicerone nacque il 3 gennaio del 106 a.C. in località Ponte Olmo, in prossimità della confluenza del fiume Fibreno nel Liri, nell’area attualmente occupata dall’Abbazia di San Domenico, oggi nel territorio di Sora ma all’epoca nel comune di Arpinum, antica città di collina fondata dai Volsci 100 chilometri a sud-est di Roma. Gli Arpinati avevano ricevuto la civitas sine suffragio già nel IV secolo a.C., e i pieni diritti di cittadinanza nel 188 a.C.; in seguito la città aveva ottenuto anche lo status di municipium. La lingua latina vi era in uso già da lungo tempo. Ad Arpino, tuttavia, era diffuso anche l’insegnamento della lingua greca, che l’élite senatoriale romana preferiva spesso a quella latina, riconoscendone la maggiore raffinatezza e precisione. L’assimilazione da parte dei Romani delle comunità italiche nelle vicinanze di Roma, avvenuta tra il II ed il I secolo a.C., rese possibile il futuro di Cicerone come scrittore, statista ed oratore.

Cicerone apparteneva alla classe equestre, la piccola nobiltà locale, e, anche se lontanamente imparentato con Gaio Mario, il leader dei Populares durante la guerra civile contro gli optimates di Lucio Cornelio Silla, non aveva alcun legame con l’oligarchia senatoriale romana; era dunque un homo novus. La famiglia era composta dal padre Marco Tullio Cicerone il Vecchio, uomo colto ma di origine sconosciuta, dalla madre Elvia, di nobile casato e integri costumi, e dal fratello Quinto.

Il cognomen Cicero era il soprannome di un suo antenato abbastanza noto, che aveva un’escrescenza carnosa sul naso (presumibilmente una verruca), che ricordava nella forma un cece (cicer, ciceris è il termine latino per cece). Quando Marco presentò per la prima volta la sua candidatura ad un ufficio pubblico, alcuni amici gli sconsigliarono l’utilizzo del suo cognomen, ma lui rispose che «avrebbe fatto sì che esso diventasse più noto di quello degli Scauri e dei Catuli.»

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