Luis Sepúlveda

di | 27 Gennaio 2021

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Luis Sepúlveda Calfucura (Ovalle, 4 ottobre 1949 – Oviedo, 16 aprile 2020) è stato uno scrittore, giornalista, sceneggiatore, poeta, regista e attivista cileno naturalizzato francese.

Nato in Cile, Sepúlveda lasciò il suo Paese al termine di un’intensa stagione di attività politica, conclusasi drammaticamente con l’incarcerazione da parte del regime del generale Augusto Pinochet. Viaggiò a lungo in America Latina e poi nel resto del mondo, anche al seguito degli equipaggi di Greenpeace. 

Luis-Sepulveda

Dopo aver risieduto ad Amburgo e a Parigi, andò a vivere in Spagna, nelle Asturie.

Autore di libri di poesia, «radioromanzi» e racconti – oltre allo spagnolo, sua lingua madre, parlava correttamente inglese, francese e italiano – conquistò la scena letteraria con il suo primo romanzo, Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, apparso per la prima volta in Spagna nel 1989 e in Italia nel 1993. Pubblicò poi numerosi altri romanzi, raccolte di racconti e libri di viaggio, tra i quali spicca Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare.

Biografia

Origini familiari

Gerardo Sepúlveda Tapia (conosciuto anche con il nome di battaglia “Ricardo Blanco”), nonno di Luis Sepúlveda, era un anarchico andaluso che fuggì in America del Sud per evitare una condanna a morte che pendeva su di lui. Anche la sua nascita porta questi segni: nacque infatti in una camera d’albergo mentre i suoi genitori fuggivano a seguito di una denuncia – sempre per motivi politici – contro suo padre fatta dal ricco nonno materno.

Periodo giovanile

Il giovane Luis crebbe a Valparaíso, in Cile, con il nonno paterno e con uno zio, anch’egli anarchico, che gli instillarono l’amore per i romanzi di avventura di Cervantes, Salgari, Conrad, Melville. La vocazione letteraria si manifestò poco dopo e a scuola scriveva racconti e poesie per il giornalino d’istituto. Quindicenne, si iscrisse alla Gioventù comunista. A diciassette anni iniziò a lavorare come redattore del quotidiano Clarín e poi in radio. Nel 1969 vinse il Premio Casa de las Americas per il suo primo libro di racconti, Crónicas de Pedro Nadie, e una borsa di studio di cinque anni per l’Università Lomonosov di Mosca. Nella capitale sovietica rimase però solo pochi mesi: venne infatti espulso per “atteggiamenti contrari alla morale proletaria” a causa dei contatti con alcuni dissidenti, mentre secondo altri avrebbe avuto una relazione con una professoressa che, oltretutto, era moglie del direttore dell’Istituto ricerche marxiste, e dovette rientrare in Cile.

Produzione letteraria e impegno politico

«Il treno parte da Antofagasta, sulla costa settentrionale cilena, e inizia un viaggio di seicento chilometri in direzione nord-est, attraverso il deserto più arido del pianeta, quello di Atacama, e dopo due giorni penosi riesce a risalire i cinquemila e tanti metri che lo portano fino a Ollagüe, sulla frontiera con la Bolivia. È un treno molto lento.»
(Luis Sepúlveda, Patagonia Express, 1995)

Dopo il ritorno in Cile abbandonò la casa paterna per contrasti con il padre e, al contempo, venne espulso anche dalla Gioventù comunista. Si trasferì allora in Bolivia, dove militò tra le file dell’Esercito di Liberazione Nazionale. Tornato in Cile e conseguito il diploma di regista teatrale, continuò a scrivere racconti e lavorò ad allestimenti teatrali e alla radio (oltre ad essere responsabile di una cooperativa agricola). Entrò anche a far parte del Partito Socialista e della guardia personale del presidente cileno Salvador Allende, il Grupo de Amigos Personales (GAP).

A seguito del colpo di Stato militare di Pinochet, Luis Sepúlveda, che si trovava nel palazzo presidenziale (dove morì Allende), venne arrestato e torturato. Passò sette mesi in una cella minuscola in cui era impossibile stare anche solo sdraiati o in piedi. Grazie alle forti pressioni di Amnesty International venne scarcerato e ricominciò a fare teatro ispirato alle sue convinzioni politiche. Questo gli costò un secondo arresto: data la notorietà del personaggio, la giunta militare, che in quegli anni fu responsabile del dramma dei desaparecidos cileni, lo processò ufficialmente ed egli ebbe una condanna all’ergastolo che poi, sempre su pressione di Amnesty International, fu commutata nella pena di otto anni d’esilio. In tutto passò due anni e mezzo in carcere.

Nel 1977 lasciò il Cile per andare in aereo in Svezia, dove avrebbe dovuto insegnare lo spagnolo e dove il governo di Thorbjörn Fälldin gli aveva concesso l’asilo politico. Al primo scalo, a Buenos Aires, Sepulveda scappò con l’intenzione di recarsi in Uruguay. Molti dei suoi amici argentini e uruguaiani erano in prigione o erano stati uccisi dai governi dittatoriali di quei Paesi, perciò si diresse prima verso il Brasile, a San Paolo, e poi in Paraguay, Paese che dovette in seguito lasciare per problemi con il regime locale. Si stabilì infine a Quito, in Ecuador, ospite del suo amico Jorge Enrique Adoum. Qui riprese a fare teatro e prese parte a una spedizione dell’UNESCO dedicata allo studio dell’impatto della civiltà sugli indios Shuar. Durante la spedizione ebbe modo di vivere per sette mesi a stretto contatto con gli indios (nativi americani) e arrivò a capire i motivi per i quali i principi del marxismo-leninismo che aveva studiato non erano applicabili all’America Latina, in quanto abitata per la maggior parte da popolazioni rurali dipendenti dall’ambiente naturale.

Nel 1978 raggiunse le Brigate Internazionali Simon Bolivar che stavano combattendo in Nicaragua. Dopo la vittoria nella rivoluzione iniziò a lavorare come giornalista e l’anno successivo si trasferì in Europa. Si stabilì ad Amburgo per la sua ammirazione nei confronti della letteratura tedesca (aveva imparato la lingua in carcere), specialmente per i romantici come Novalis e Hölderlin. Lavorò come giornalista facendo molti viaggi tra Sud America e Africa. Visse poi in Francia per un lungo periodo e prese la cittadinanza francese.

Nel 1982 venne in contatto con l’organizzazione ecologista Greenpeace e lavorò fino al 1987 come membro di equipaggio su una delle loro navi; successivamente agì come coordinatore tra i vari settori dell’organizzazione. Nel 1989 poté ritornare in Cile, ma dal 1996 visse in Spagna a Gijón fino al 27 febbraio 2020.

Malattia e morte

Nel febbraio 2020 Sepúlveda rimase contagiato dal SARS-CoV-2; in quei giorni era in Portogallo, ospite al festival letterario del Correntes d’Escritas, tenutosi a Povoa de Varzim, nel nord ovest del territorio lusitano Avvertì i primi sintomi di COVID-19 il 25 febbraio, e due giorni dopo venne ricoverato all’Hospital Universitario Central de Asturias di Oviedo, dove morì il 16 aprile dello stesso anno.

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