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Gesualdo Bufalino (Comiso, 15 novembre 1920 – Vittoria, 14 giugno 1996) è stato uno scrittore, poeta e aforista italiano.
Per gran parte della vita insegnante, si è rivelato tardivamente, nel 1981, all’età di 61 anni, con il romanzo Diceria dell’untore, grazie all’incoraggiamento di Leonardo Sciascia ed Elvira Sellerio; l’opera gli valse nello stesso anno il prestigioso Premio Campiello. Con il romanzo Le menzogne della notte vinse nel 1988 il Premio Strega. Si rese famoso per il suo stile ricercato, ricco e in alcuni casi “anticheggiante”, nonché per la sua abilità linguistica e la vasta cultura. Amico di Leonardo Sciascia, trascorse la maggior parte della sua vita a Comiso, mantenendo un’esistenza ritirata e discreta.
Biografia
L’infanzia e i primi studi
Gesualdo Bufalino è, sin dall’infanzia, affascinato dalla letteratura e dai libri, e trascorre ore e ore nella piccola biblioteca del padre, un fabbro con l’hobby della lettura. Già da ragazzo, Bufalino si dimostra un “divoratore” di libri e della carta stampata in generale. Nonostante l’impossibilità di comprare ogni giorno un quotidiano, che divorava al pari dei libri, si arrangia in ogni modo per procurarsi sempre qualcosa di nuovo da leggere. Iniziò a frequentare il liceo a Comiso e a Ragusa. Nel 1936 tornò poi a Comiso, dove ebbe come insegnante di lettere Paolo Nicosia, un valente dantista. Studente diligente e interessato, portato per la scrittura, nel 1939 vinse il Premio letterario di prosa latina bandito dall'”Istituto nazionale di studi romani” e venne ricevuto a Palazzo Venezia da Benito Mussolini.
L’università e la guerra
Successivamente si iscrive alla facoltà di “Lettere e Filosofia” dell’Università di Catania, ma nel 1942 a causa della seconda guerra mondiale è costretto a interrompere gli studi perché chiamato alle armi. Nel 1943, in Friuli, il sottotenente Bufalino è catturato dai tedeschi all’indomani dell’armistizio, ma riesce a fuggire poco dopo e si rifugia presso degli amici in Emilia-Romagna, dove per un po’ va avanti dando lezioni. Nel 1944, però, si ammala di tisi, e sarà costretto a sopportare una lunga degenza, prima a Scandiano, dove ha a disposizione un’imponente biblioteca, poi, dopo la Liberazione, vicino a Palermo, in un sanatorio della Conca d’Oro, dal quale esce finalmente guarito nel 1946.
La permanenza in ospedale lo mette a dura prova, lasciando segni indelebili della sofferenza. Proprio questo lungo calvario, però, servirà da base e da motivo ispiratore, filtrato dalla memoria, nella sua opera d’esordio, una sorta di biografia nascosta tra le pagine di un racconto apparentemente distaccato, Diceria dell’untore (1981). Una volta guarito riprende gli studi e si laurea in Lettere nell’ateneo di Palermo.
Le prime pubblicazioni
Tra il 1946 e il 1948 pubblica su due periodici lombardi, L’Uomo e Democrazia, un gruppo di liriche e prose. Nel 1956 collabora, sempre con alcune poesie, ad una rubrica del “Terzo Programma” della RAI. Nonostante un discreto successo, rinuncia alla carriera letteraria quasi subito, optando per una vita semplice, dedita alla ricerca interiore. Dal 1947 fino alla pensione si dedica all’insegnamento presso l’Istituto Magistrale di Vittoria , senza mai allontanarsi dalla natia Comiso se non per brevissimi periodi. Scrive una lunga introduzione al libro Comiso ieri. Immagini di vita signorile e rurale, una raccolta di fotografie scattate alla fine dell’Ottocento da due borghesi comisani, pubblicato nel 1978 dalla Sellerio, da cui era nata una mostra fotografica.
L’introduzione al volume fotografico Comiso ieri suscita la curiosità di Elvira Sellerio e di Leonardo Sciascia, i quali leggendo tra le righe le qualità di un possibile scrittore inedito, chiedono all’autore se conservi nei suoi cassetti un romanzo. Bufalino dapprima nega, spostando l’attenzione sulle sue traduzioni (come quella dei Fiori del male di Baudelaire)