Roberto Roversi

di | 11 Gennaio 2021
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Roberto Roversi (Bologna, 28 gennaio 1923 – Bologna, 14 settembre 2012) è stato uno scrittore, poeta, paroliere, giornalista, e libraio italiano, in gioventù partigiano; dal 1948 al 2006 gestì la libreria Palmaverde di Bologna. Ha fondato e diretto le riviste Officina (insieme a Francesco Leonetti e Pier Paolo Pasolini) e successivamente Rendiconti. Alcuni versi del poeta sono diventati testi di canzoni, messe in musica ed eseguite da artisti come gli Stadio e Lucio Dalla; con quest’ultimo realizzò tre album discografici ed uno spettacolo teatrale. Tra le varie attività fu anche direttore del quotidiano comunista Lotta Continua.

Biografia

Si arruolò fra i partigiani, appena ventenne, e combatté nella Resistenza in Piemonte. Dal 1948 al 2006 ha svolto l’attività di libraio antiquario gestendo a Bologna la Libreria Palmaverde.

Nel 1955 fondò con Francesco Leonetti e Pier Paolo Pasolini la rivista Officina. Nel 1961 diede alla luce una nuova rivista, Rendiconti. Di entrambe fu anche editore. Attorno alla metà degli anni sessanta compì una scelta destinata a segnare profondamente la sua attività letteraria: smise di pubblicare con i grandi editori, limitandosi esclusivamente a fogli fotocopiati distribuiti liberamente e a collaborazioni con piccole riviste autogestite.

Nei primi anni settanta Roversi fu, insieme ad altre personalità di rilievo come il radicale Marco Pannella, codirettore del quotidiano Lotta Continua , cui prestò la firma per evitarne la chiusura; in quel periodo scrisse anche numerosi versi che divennero testi di canzoni di Lucio Dalla (per gli album Il giorno aveva cinque teste, Anidride solforosa e, sotto pseudonimo, Automobili, con la famosa Nuvolari), e successivamente altri per il gruppo degli Stadio (ad esempio, Chiedi chi erano i Beatles, il più grande successo del gruppo, ma anche Maledettamericatiamo e Doma il mare, il mare doma dedicata a Maradona).

Nel 1977 con Gianni Scalia, Pietro Bonfiglioli e Federico Stame, fondò la rivista Il cerchio di gesso.

Anche Francesco De Gregori, in coppia con Angela Baraldi, negli anni novanta riprese e incise Anidride solforosa.

Recentemente, le edizioni Pendragon hanno ristampato tre dei suoi testi teatrali (Unterdenlinden, Il Crack e La macchina da guerra più formidabile) sotto la cura del professore e amico Arnaldo Picchi, e hanno pubblicato l’ancora inedito La macchia d’inchiostro.

Nel 2006 la Libreria Palmaverde ha chiuso i battenti e, dopo oltre 50 anni di attività, Roberto Roversi e la moglie Elena hanno deciso di ritirarsi a vita privata. Tutti i loro libri sono stati donati alla Coop Adriatica, che ne ha venduto una parte in favore di famiglie disagiate, donando invece a biblioteche quelli di maggiore interesse.

Nel giugno del 2007 ha subìto la prematura morte (causata da un tumore) del figlio, Antonio Roversi, Sociologo e Professore Ordinario all’Università di Bologna.

Nel 2008 Roberto Roversi raccoglie per l’edizione di Luca Sossella “Tre poesie e alcune prose”, un volume di 576 pagine che comprende: “Dopo Campoformio” (nella versione 1965), “Le descrizioni in atto” (1969-85) e i versi degli anni Settanta e Ottanta riuniti nel “Libro Paradiso” (1993), oltre a due estratti dai romanzi “Registrazione di eventi” (1964) e “I diecimila cavalli” (1976), e da una scelta di scritti (tra 1959 e 2004) dal titolo “Materiale ferroso”, testi che dimostrano l’impegno tra la teoria della poesia e l’azione politica.

Nel 2010 dà alle stampe in cinquanta esemplari fuori commercio la versione integrale del poema “L’Italia sepolta sotto la neve”.

Il 2 giugno del 2011, in occasione della Festa della Repubblica, la Sigismundus Editrice di Ascoli Piceno pubblica la quarta parte del poema “L’Italia sepolta sotto la neve” con il titolo “Trenta miserie d’Italia”.

È scomparso nel settembre 2012 all’età di 89 anni; la sua figura è stata pubblicamente ricordata dagli intellettuali e scrittori dell’area bolognese e non sono mancati l’omaggio del presidente della repubblica Napolitano, del sindaco di Bologna Merola e del rettore dell’università cittadina Dionigi. Per sua espressa volontà non sono state tenute cerimonie pubbliche né private.

A giudizio di Carla Glori, è stato una figura di “intellettuale dal multiforme impegno culturale e sociale, una delle più alte e forti voci poetiche e civili del Novecento”.

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