Jiddu Krishnamurti (in lingua telugu: జిడ్డు కృష్ణమూర్తి; Madanapalle, 11 maggio 1895 – Ojai, 18 febbraio 1986) è stato un filosofo apolide di etnia indiana.
Dopo la gioventù passata negli ambienti della teosofia, non volle più appartenere a nessuna organizzazione, nazionalità o religione, per cui nel 1948 non prese la cittadinanza dell’India. Non va confuso con Uppaluri Gopala Krishnamurti, anch’egli filosofo indiano.
Biografia
La famiglia di Krishnamurti era in origine induista, appartenente alla casta dei brahmini, ma il padre divenne nel 1882 un seguace della teosofia. Dopo la morte della madre nel 1906, Krishnamurti fu mandato a scuola ma per il suo scarso rendimento veniva spesso picchiato da maestri e dal padre, e considerato intellettualmente scarso o disabile. Da bambino era spesso malato e contrasse la malaria.[1]
Nel 1909, a 14 anni, il giovane Jiddu (che aveva 10 fratelli di cui 5 morirono da piccoli) fu notato dal sedicente chiaroveggente Charles Webster Leadbeater sulla spiaggia privata della sede della Società Teosofica di Adyar, un sobborgo di Chennai nel Tamil Nadu. Per le sue capacità spirituali e intellettuali, l’allora presidente della Società Teosofica, l’inglese Annie Besant, che lo tenne vicino come fosse suo figlio, lo allevò quindi con lo scopo di utilizzare le sue capacità come veicolo del pensiero teosofico. In seguito, nell’ambiente teosofico Krishnamurti fu considerato in seguito l’ultimo “iniziato vivente” o “maestro mondiale”, denominato Lord Maitreya, in attesa della venuta del futuro Maitreya, ma egli rinunciò a questo titolo abbandonando la Società.
Viaggiò per il mondo tutta la vita dal 1911 fino a novant’anni, spesso parlando a grandi folle e dialogando con gli studenti delle numerose scuole da lui costituite con i finanziamenti che otteneva. Nell’estate del 1924, dal 16 agosto al 28 settembre, soggiornò anche in Italia, al castello di Pergine Valsugana in Trentino, con un folto gruppo di seguaci per meditare e prepararsi spiritualmente, ospiti della teosofa americana Annie Halderman. Quello che stava a cuore a Krishnamurti era la liberazione dell’uomo dalle paure, dai condizionamenti, dalla sottomissione all’autorità, dall’accettazione passiva di qualsiasi dogma. Il dialogo era la forma di comunicazione che preferiva. Voleva capire insieme ai suoi interlocutori il funzionamento della mente umana e i conflitti dell’uomo.
Riguardo ai problemi della guerra e della violenza, era convinto che solo un cambiamento dell’individuo può portare alla felicità e che le strategie politiche, economiche e sociali non siano soluzioni per la sofferenza umana. Insisteva sul rifiuto di ogni autorità spirituale o psicologica, compresa la propria, ed era interessato a capire come la struttura della società condizioni l’individuo. Fu un rigoroso lacto-vegetariano.
Da un’intervista fatta ad una sua amica, Pupul Jayakar, sappiamo che Krishnamurti, malato da tempo di tumore al pancreas, fu consapevole dell’arrivo della sua morte, tanto da confidarle: “Questa sera io mi allontanerò e passeggerò sulle montagne e la nebbia salirà”. Poche ore dopo entrò in coma: era il 17 febbraio 1986 (fonte: documentario “Krishnamurti e il risveglio interiore”). La frase “La nebbia salirà” non dà spazio a fraintendimenti.
L’Ordine della Stella d’Oriente Krishnamurti teneva conferenze ai membri dell’Ordine della Stella d’Oriente, organizzazione fondata nel 1911 con l’intento di preparare l’avvento del “Maestro del Mondo”, alla quale era stato messo a capo appena sedicenne dalla sua tutrice legale, Annie Besant.
Molto presto cominciò a mettere in discussione i metodi teosofici, sviluppando un pensiero indipendente. Il giovane Krishnamurti fu sottoposto ad una serie di iniziazioni che gli causarono una grave crisi psicologica dalla quale uscì nel 1922 a Ojai Valley, California, in seguito ad una esperienza mistica che poi raccontò.
Da quel momento fu sempre più in contrasto con i “teosofi”, insistendo sull’inutilità dei riti liturgici per la crescita spirituale e rifiutando il ruolo di autorità finché dopo una lunga riflessione, a 34 anni nel 1929 sciolse l’Ordine e cominciò a viaggiare per il mondo esprimendo il suo pensiero, basato su coerenza interiore e indipendenza totale da qualunque tipo di organizzazione.
Gli incontri, il “ponte” con la scienza Nel 1938 Krishnamurti incontrò Aldous Huxley che divenne suo amico e grande ammiratore. Nel 1956 incontrò il Dalai Lama. Intorno agli anni sessanta conobbe il maestro yoga B.K.S. Iyengar, dal quale prese lezioni. Nel 1984 parlò con gli scienziati del Los Alamos National Laboratory in New Mexico, U.S.A. Il fisico David Bohm, amico di Albert Einstein, trovò nelle parole di Krishnamurti punti in comune con le sue nuove teorie fisiche. Questo diede vita a una serie di dialoghi tra i due che contribuirono a costruire un “ponte” tra il cosiddetto misticismo e la scienza: si parla in proposito di “misticismo quantico” . Altri scienziati trovarono molto stimolanti i discorsi di Krishnamurti su argomenti quali il tempo, la morte, il pensiero.